Il mio nome è Baraka, che significa “benedizione” in Kiswahili, e una benedizione è ciò che mi è accaduto 3 anni fa.
Sono nata in un piccolo villaggio rurale sulla costa del lago Vittoria, dove io e la mia famiglia vivevamo in povertà. Io e i miei cinque fratelli avevamo sempre fame e sete, non avevamo cibo a sufficienza e il pozzo d’acqua più vicino distava 15 chilometri. Non abbiamo mai iniziato la scuola, nessuno di noi, ed è anche per questo che, una notte, ho deciso di fuggire e di trasferirmi a Kisumu: avevo 14 anni.
Ho passato un anno a sopravvivere in qualche modo, vivendo per strada e chiedendo l’elemosina, ma poi un giorno ho visto una luce: chiedevo l’elemosina per un po’ di cibo e di soldi nei pressi di un campo di calcio e per fortuna alcuni allenatori mi hanno notato, molto emaciato e malato. Mi hanno curato e nutrito e abbiamo iniziato a parlare.
Gli allenatori del We Football mi hanno iscritto a una scuola comunitaria e ho iniziato ad andare a scuola la mattina e il pomeriggio a giocare a calcio con loro.
Da allora ho deciso di impegnarmi per diventare un’ottima educatrice sportiva e di fare del mio meglio per far conoscere a ogni singolo bambino di Kisumu quali sono i suoi diritti.